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SOVRAPPESO E OBESITÀ NEL BAMBINO E NELL’ADOLESCENTE

Martedì 4 Giugno 2013

Articolo a cura del Prof. Raffaele Virdis, pediatra

 

L’organizzazione mondiale della sanità (OMS-WHO) e gli altri enti internazionali e nazionali della salute, dopo un secolo indirizzato alla lotta contro le malattie trasmissibili (malattie infettive), ha fissato nuove finalità per questo secolo (addirittura millennio perché sono state definite  “Millenium goals”) indirizzate alla salute della madre e del bambino e, soprattutto, alla prevenzione e cura delle malattie non comunicabili (non trasmissibili) ma derivanti dall’ambiente fisico e sociale (inquinamento, povertà), dalle abitudini di vita (alimentazione, attività fisica, fumo, droghe), dall’ignoranza o mancata istruzione, dall’arretratezza tutta del paese di appartenenza. 
Fra le malattie interessate si comprende che sono incluse le maggiori cause di morte quali le malattie cardiovascolari, i tumori, la malnutrizione (che ancora colpisce circa un miliardo di persone) e aggiungerei le conseguenze di violenza e ignoranza (omicidi, abusi su donne e bambini, guerre …) e non ultimi incidenti (questi principale causa di morte fino a 40 anni). Fra questi problemi sanitari, particolarmente importanti sono le conseguenze della cattiva alimentazione e in particolare il sovrappeso e l’obesità.

L’OMS dà anche una definizione di obesità, una delle tante ma da registrare perché proviene dal più importante ente sanitario internazionale: “eccessivo accumulo di grasso nell’organismo che può mettere a repentaglio la “salute”, che sempre l’”OMS-WHO” definisce non come assenza di malattia ma come stato di benessere fisico e psichico, sottintendendo  anche benessere di vita, benessere sociale ed economico. Sempre secondo l’OMS l’obesità è il quinto fattore di rischio per la salute, dopo ipertensione, fumo, iperglicemia, e inattività fisica, dove tre degli altri quattro sono conseguenze di obesità precoce o concausa della stessa.

La definizione di obesità (Ob) non implica necessariamente la sua evidente osservazione nei soggetti affetti, specie se in età infantile quando il bambino “in carne” può apparire più bello e sano, per cui nel tempo sono state proposte varie definizioni pratiche e limiti del sovrappeso quali la percentuale dell’eccesso di peso rispetto al peso ideale per la statura o l’aumento di vari indici ponderali fra i quali il più usato ultimamente è il “Body mass index” (indice di massa corporea) calcolato dividendo il peso in kg per la statura in metri al quadrato (BMI= peso (kg)/altezza (m)2). 
Negli adulti valori di BMI superiori a 25/m2 indicano il sovrappeso e superiori a 30/m2 l’obesità franca. Nel bambino i valori di BMI sono molto più bassi di quelli dell’adulto partendo da 16-17 a 3-4 anni e 20-21/m2 a 10 anni per arrivare a quelli degli adulti a circa 18-19 anni.

ll nostro ministero della salute preferisce definire sovrappeso (SP) e obesità del bambino come eccessi ponderali superiori rispettivamente al 10% e al 20% del peso ideale calcolato in base all’età e alla statura, ma in questo modo si rischia di definire “patologici” un numero troppo elevato di bambini. Un altro indice importante è il rapporto fra circonferenza della vita e la statura che, se superiore a 0.50, oltre a essere segno di grave sovrappeso è anche un fattore di rischio per la malattia cardiovascolare e per la steatosi epatica, primo importante segno di evoluzione verso le epatite cronica non alcolica e la sindrome metabolica (caratterizzata da almeno tre delle seguente complicanze: obesità, ipertensione, iperglicemia (Diabete mellito tipo 2), ipertrigliceridemia, ipercolesterolemia). 
Negli ultimi decenni in Italia l’incidenza di SP e Ob nel bambino è notevolmente aumentata da valori inferiori al 10% a quelli attuali di circa il 30% pur con ampie variazioni: maggiore incidenza nel meridione, nelle classi sociali più svantaggiate e negli immigrati. Queste sono fra le più alte percentuali al mondo, in barba alle nostre abitudini alimentari (dieta mediterranea) universalmente riconosciuta come la più sana e come quella maggiormente in grado di prevenire obesità e sue conseguenze, in aggiunta un’obesità insorta in età pediatrica tende a rimanere nell’adulto nel 40-70% dei casi. 
In realtà la dieta mediterranea è stata in parte abbandonata ed in parte integrata con cattive abitudini, con cibi “spazzatura” e con un apporto calorico esagerato per i nostri fabbisogni giornalieri. Oltre all’aumento di calorie buona parte degli italiani, ed i bambini in testa, consumano diete sbilanciate nei suoi componenti principali con eccesso di grassi e zuccheri semplici, e diminuzione del consumo di fibre (frutta, verdura, cereali e derivati integrali), spesso anche di vitamine, oligoelementi e altri nutrienti essenziali alla vita e alla crescita. In particolare il minor consumo di fibre, riduce il senso di sazietà, facendo mangiare di più, e accelera l’assorbimento di grassi e zuccheri, compromettendo anche il giusto apporto di vitamine e oligoelementi. 
Per quanto riguarda i carboidrati (zuccheri) è aumentata la quota di quelli semplici (dolci), un tempo consumati dalla maggior parte della gente solo occasionalmente, mentre ora sono parte integrante dell’alimentazione quotidiana nelle colazioni (merendine, biscotti, come dolcificanti),nei dessert e nelle merende. Inoltre all’acqua pura vengono spesso preferite bibite zuccherate e succhi di frutta, anche questi parte integrante dell’alimentazione fin dai primi mesi di vita in sostituzione della frutta fresca con meno fibre e vitamine, ma ricchi di calorie non necessarie. A questo aggiungerei che lo zucchero è frequentemente nella bocca dei bambini sotto forma di caramelle, lecca-lecca, dolcetti vari, gelati e chewing-gum. Anche i grassi saturi, un tempo consumati solo ai pasti e spesso in quantità non sufficiente dal punto di vista calorico, ora sono componente importante di tanti snack (patatine, salatini, pizzette, perfino dolci industriali come la maggior parte delle merendine per bambini) che i bambini possono acquistare facilmente e senza controllo attraverso i distributori automatici nelle scuole, nelle palestre e in altri luoghi di aggregazione a loro dedicati, quando la mamma non li pone direttamente nelle cartelle e nei sacchi da ginnastica. Tali cibi, specie se industriali, comportano anche un aumento del consumo di sale, altra causa, con l’obesità stessa, dell’ipertensione arteriosa, una delle più frequenti e precoci complicanze dell’obesità e primo fattore di rischio per le malattie cardiovascolari e per la mortalità. 
Infine è importante ricordare che molte famiglie con diffuso sovrappeso od obesità considerano normale il sovrappeso e/o la voracità del figlio e tendono ad accorgersi in ritardo del problema, che per lo più considerano solo un problema estetico.

In rare situazioni l’obesità del bambino si accompagna a malattie genetiche o metaboliche che il Pediatra deve essere in grado di riconoscere o sospettare. Molto più frequente è la predisposizione genetica alla patologia, fino al 30% e più dei casi, pertanto maggiore attenzione deve essere riservata ai bambini con fattori di rischio, quali genitori o nonni con obesità o con le complicanze della stessa già citate, con un peso basso (SGA) o eccessivo (macrosomia) alla nascita per l’età gestazionale, o con diabete gravidico della madre.

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