BLOG

SOVRAPPESO E OBESITÀ NEL BAMBINO E NELL’ADOLESCENTE (2)

Lunedì 10 Giugno 2013

Articolo a cura del Prof. Raffaele Virdis, pediatra

 

Continua da “Sovrappeso e obesità nel bambino e nell’adolescente (1)”

 

L’altra principale causa dell’aumento dell’obesità è la ridotta attività fisica dovuta ai nuovi stili di vita, alla vita in città, alla necessità di lunghi trasferimenti quotidiani, alla pericolosità delle strade per un bambino solo e, forse soprattutto, alla sedentarietà causata dai mezzi elettronici di svago e di lavoro.  Spesso i genitori quasi non comunicano con i figli, non raccontano più le favole, parlano poco, non li ascoltano e non li coinvolgono nelle attività quotidiane come avveniva un tempo. Due ore settimanali di attività sportiva (che i bambini meno dotati spesso passano con scarso impegno, più guardando gli altri che facendosi coinvolgere) non sono sufficienti a esaudire le necessità dell’organismo di spendere l’energia e le calorie accumulate con l’alimentazione. Parziali cause della diminuita attività fisica sono, come detto, anche le nuove attività sedentarie di bambini e adolescenti: televisione (utilizzata come baby-sitter fin dai primi mesi di vita, con programmi studiati e prodotti anche per i piccolissimi), giochi elettronici, computer  e ultimi, ma non meno pericolosi i telefonini, specie se con accesso a internet. Una famiglia responsabile dovrebbe ridurre a poche ore settimanali l’uso di tutti questi mezzi elettronici, specie se il bambino  tende già a ingrassare e non ama l’attività fisica e in ogni caso sarà sempre utile dal punto di vista educativo e della maturazione del figlio.

Naturalmente questi fattori eziologici sono più rilevanti se vi sono fattori di rischio nella famiglia. Gli esperti calcolano a circa il 30% l’importanza della genetica nel rischio di obesità, in aggiunta a più rare forme di obesità genetica con caratteristiche particolari che il pediatra esperto è chiamato a escludere. Fattori di rischio genetico sono genitori o nonni con obesità o diabete mellito di tipo 2 (DM2), con iperlipidemie familiari, con ipertensione arteriosa e altre malattie cardiovascolari insorte prima dei 50 anni, oppure l’esser nati piccoli per l’età gestazionale o da madri con ipertensione e diabete gestazionali.

Le conseguenze di un’obesità precoce già da bambini, sono proprio quelle patologie che abbiamo enumerato come fattori di rischio se presenti nei genitori, che vale la pena di ripetere ancora, quindi DM2, ipertensione, malattie cardiovascolari, in aggiunta poi disturbi osteo-articolari da maggior carico, predisposizione per certi tipi di tumori, problemi psicologici e psichiatrici da ridotta auto-considerazione per problemi estetici o ridotte capacità fisiche, disturbi della condotta alimentare (dal sovrappeso infantile si passa facilmente all’anoressia-bulimia). Un bambino sovrappeso od obeso, se non fa nulla per risolvere precocemente il suo problema, sarà un adulto con un’aspettativa di vita inferiore alla media per durata e qualità, nonché scarsa riuscita sociale, ma già in età pediatrica iniziano i problemi fisici e psicologici e soprattutto questi ultimi. Sempre più spesso bambini e adolescenti obesi manifestano un diabete di tipo 2, cioè da adulto, a causa dell’eccessivo accumulo di grasso che genera ridotta tolleranza glucidica, o altre conseguenze quali asma, ridotta resistenza alla fatica e all’esercizio fisico, disturbi osteo-articolari, ulteriore causa di scarsa mobilità, cardiopatie precoci e, infine, come conseguenza dei problemi psicologici, dell’isolamento e della derisione, anche disturbi psichiatrici con in testa sindromi depressive.

Il quadro prospettato è inquietante ma veritiero e impone a livello di sanità pubblica e di intervenire non solo con presidi sanitari (centri specialistici di diagnosi e cura, maggiore formazione del personale), ma anche e soprattutto con campagne preventive, con educazione della popolazione, con limitazioni all’industria sia nella produzione di alimenti pericolosi sia nella propaganda degli stessi, specie se destinati alle fasce più giovani, sia nella loro distribuzione capillare nelle scuole e nei centri di aggregazione. 
Altro campo d’intervento pubblico è quello dell’incentivazione dell’attività fisica di bambini e adulti, quindi con possibilità di praticare sport per tutti, di potersi muovere agevolmente per strada senza auto, nell’aumentare le aree verdi pubbliche e attrezzarle per l’attività fisica, con aree pedonali, piste ciclabili, ricreazione attiva nelle scuole, promozioni di percorsi pedonali protetti per i bambini (tipo i “piedibus” per andare a scuola) e tante altre iniziative e stili di vita pubblici e della famiglia.

L’educazione sia alimentare sia ad una corretta e duratura attività fisica sono anche la base della terapia, sempre diretta al miglioramento degli stili di vita con eventuale supporto farmacologico (o chirurgico) solo in casi eccezionali, almeno in età evolutiva. Tale comportamento è certamente più faticoso e difficile di una terapia farmacologica e l’aiuto di un supporto psicologico è oltre che importante in tanti casi anche necessario. 
Infine perché intervenire solo quando il problema è già presente, grave e di difficile risoluzione? La prevenzione e l’educazione di tutta la popolazione a stili di vita corretti e sani sono priorità sociali oltre che sanitarie, con anche vantaggi politici, economici e culturali.

Sovrappeso e obesità nel bambino e nell’adolescente (2)