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L’IMPORTANZA DELLA PREVENZIONE NELL’AMBITO DELLE MALATTIE CARDIOVASCOLARI

Martedì 16 Ottobre 2012

Articolo a cura del Dott. Enrico Aurier, cardiologo

 

L’argomento “prevenzione delle malattie cardiovascolari” è vastissimo ed al tempo stesso di estrema importanza: sono infatti facilmente intuibili le enormi ricadute sociali ed economiche della lotta alle patologie ricomprese nel termine malattie cardiovascolari. Nella nostra esposizione faremo riferimento ad esse, per comodità, adottando l’acronimo CVD (cardio-vascular diseases) normalmente utilizzato nella letteratura medica internazionale.

Per chiarezza ricordiamo anche che, almeno in questo contesto, esulano dal termine malattie cardiovascolari:

 a) le cardiopatie e le vasculopatie malformative congenite

 b) le malattie delle valvole cardiache

 c) le patologie infiammatorie/infettive dei tessuti cardiaci  (pericardio, miocardio ed endocardio)

 d) le cosi dette cardiomiopatie primitive

Benchè anche queste patologie riguardino cuore e vasi, con  malattie cardiovascolari si indicano le molteplici  conseguenze dell’aterosclerosi dei vasi arteriosi, siano esse le coronarie (i vasi che riforniscono il cuore) o l’aorta o, ad esempio, le arterie degli arti inferiori o del capo. 
Per proseguire nell’esempio, l’aterosclerosi coronarica può essere alla base del ben noto e temuto infarto miocardico. L’aterosclerosi dell’aorta può correlarsi a fenomeni embolici  a carico del cervello oppure di qualche distretto corporeo più periferico. L’aterosclerosi delle arterie degli arti inferiori può determinare la cosi detta claudicatio intermittens: i muscoli non più sufficientemente vascolarizzati vanno incontro ad una dolorosa limitazione dei movimenti.

Per sottolineare ancora la portata socio-economica dell’argomento, ricordiamo che le statistiche ci riportano la morte ogni anno in Europa di oltre 4,3 milioni di persone per CVD (fonte: La Rete Europea del Cuore). Gran parte di queste morti potrebbe essere evitata con il diffuso ricorso a semplici interventi, come la cessazione del fumo, diete alimentari più congrue  e l’attività fisica regolare.

Nell’INTERHEART STUDY sono stati confrontati gli stili di vita di circa 15.000 pazienti con pregresso infarto miocardico con il comportamento di circa 15.000 soggetti controllo: si è constatato che i fattori di rischio modificabili rappresentavano il 90% del rischio attribuibile agli uomini ed il 94% del rischio nel sesso femminile
I fattori di rischio erano la dislipidemia, il fumo, l’ipertensione arteriosa, il diabete, l’obesità addominale, i fattori psico-sociali, l’abuso di alcol e la ridotta attività fisica.

E’ ormai accertato che in tante malattie gioca un importante ruolo quella che potremmo chiamare predisposizione genetica ad ammalarsi: nel caso delle CVD possiamo immaginare questa predisposizione come una sgradita eredità familiare, che facilita, con gradi variabili di efficacia, l’azione deleteria dei fattori di rischio tradizionali.

Poiché, come si suole dire, prevenire è meglio che reprimere, il primo passo da  compiere, con estrema convinzione, in questa lotta alle CVD (aggiungerei la precisazione su base aterosclerotica), è quello di combattere i fattori di rischio cardiovascolare.

I risultati dell’INTERHEART STUDY indicano che il 90% degli attacchi di cuore può essere impedito e che la maggior parte di essi è purtroppo risultato diretto delle scelte personali di vita operate dalle persone.

Ricordiamo anche uno studio osservazionale su 19.000 pazienti con pregresso infarto miocardico, comparso sulla rivista  “Circulation” nel 2010: i pazienti che non avevano modificato lo stile di vita, non seguendo diete e continuando a fumare, a parità di aderenza alle terapie farmacologiche, avevano un rischio di recidive infartuali 3,8 volte superiore rispetto ai pazienti più virtuosi.

A fronte di quest’approccio al tema volutamente semplificato, pur nella  speranza di realizzare un messaggio egualmente efficace, esistono per chi voglia consultarle, le “Linee guida della Società Europea di Cardiologia sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari nella pratica clinica (versione 2012)”. Si tratta di una trattazione di altissimo livello, redatta dai migliori specialisti europei sulla prevenzione e che tiene conto delle evidenze scientifiche più recenti. Principalmente a queste linee guida, pubblicate nel maggio 2012, si è fatto riferimento nell’estensione del presente testo.

Questa è la definizione di CVD delle linee guida: la malattia aterosclerotica cardiovascolare è un disordine cronico che si sviluppa insidiosamente durante la vita e usualmente progredisce fino ad uno stato avanzato in cui compaiono sintomi.

Si tratta di un fenomeno biologico complesso e multifattoriale, con una importante componente infiammatoria. Soprattutto nelle fasi di riacutizzazione di questa componente infiammatoria si verificano gli eventi clinici più evidenti (es. infarto miocardico). La malattia aterosclerotica, che è caratterizzata da progressive modifiche strutturali e funzionali della parte delle arterie (vedi figura), rimane la maggior causa di mortalità prematura in Europa, anche se nei decenni più recenti vi è stata una notevole riduzione del fenomeno. Oltre alla mortalità, non va dimentica la disabilità che può conseguire a gravi eventi come infarto miocardico o ictus cerebrale.

 

L’importanza della prevenzione nell’ambito delle malattie cardiovascolari