Articolo a cura di Andrea Miselli, radiologo
Indolore, per nulla invasiva, priva di controindicazioni: utilizzando gli ultrasuoni emessi da una sonda appoggiata sulla pelle del paziente, l’ecografia addominale permette di vedere e studiare tutti gli organi e i principali vasi sanguigni che si trovano nella cavità addominale.
L’ecografia è un esame diagnostico che non utilizza radiazioni ionizzanti ma ultrasuoni e si basa sul principio dell’emissione di eco e della trasmissione delle onde ultrasonore. Viene considerato come esame di prima istanza rispetto a tecniche di imaging più complesse e costose come la TAC e la RM (Risonanza Magnetica). È, infatti, un esame non invasivo, poco costoso, facilmente ripetibile senza controindicazioni, pertanto innocuo. Tuttavia è una procedura di precisione che richiede particolari doti di manualità e spirito di osservazione oltre che cultura dell’immagine ed esperienza clinica.
Tra i vari campi d’indagine, l’addome è senz’altro quello di maggiore applicazione dell’ecografia proprio perché consente di esaminare tutti gli organi parenchimali addominali (ovvero fegato, pancreas, milza, reni, surreni), l’apparato urogenitale sia maschile che femminile, la colecisti e le vie biliari.
Con l’uso del Color-Doppler consente inoltre di vedere i principali vasi addominali, evidenziando aneurismi dell’aorta addominale oppure la presenza di stenosi all’interno delle sue principali diramazioni come le arterie renali, l’arteria mesenterica e il tronco celiaco. Per lo studio dell’apparato gastroenterico non è considerata esame di routine, se non in particolari casi detti processi flogistici, come l’appendicite, la diverticolite, il morbo di Crohn.
L’ecografia, un esame di primo livello, preciso e affidabile.
È certamente la metodica di più largo utilizzo nella pratica clinica quotidiana per lo studio delle malattie epatiche croniche (epatite virale, steatosi, cirrosi e le loro complicanze più gravi come l’ascite e la trombosi portale) e per evidenziare tumori primitivi o secondari del fegato.
Tra le sue più importanti applicazioni si può di certo considerare lo studio delle malattie dell’apparato urinario come infiammazioni, insufficienza renale cronica, tumori, ma anche e soprattutto per individuare calcoli e la loro posizione (se ostruiscono o meno le vie escretrici) in pazienti afflitti da coliche renali. È uno strumento molto preciso anche nel valutare piccole neoplasie vescicali, per calcolare il volume e la struttura prostatica e per studiare l’apparato genitale femminile (utero, ovaie e annessi). È inoltre l’esame più attendibile per lo studio della colecisti in quanto ci consente di evidenziare patologie di parete (colescistosi o tumori) e del lume (calcoli e sabbia biliare) anche di dimensioni millimetriche.
Un discorso diverso vale per il pancreas che rappresenta, invece, l’organo più difficile da studiare con gli ultrasuoni soprattutto nei pazienti obesi e con abbondante meteorismo intestinale. Tuttavia, nella grande maggioranza dei casi è possibile evidenziare pancreatite acute o croniche e tumori esocrini o endocrinici. Infine, rappresenta un esame di prima istanza nei traumi addominali per escludere lesioni parenchimali (in particolare milza-fegato e reni) o un’emorragia. Insieme all’RX addome diretto, l’ecografia viene utilizzata anche nelle strutture di Pronto Soccorso Ospedaliero per escludere patologie flogistiche addominali, occlusioni intestinali, litiasi renali o biliari che possono determinare un dolore all’addome acuto e quindi indirizzare o meno un intervento chirurgico.
Considerando inoltre il basso costo e l’innocuità della metodica è particolarmente adatto per pazienti che si sottopongono periodicamente a dei check up diagnostici e nel follow up dei pazienti oncologici. Viene applicata a tutti gli esami che cercano di individuare nella popolazione generale un gruppo di pazienti in gravidanza a rischio per anomalie cromosomiche.
Estratto da “Il Magazine del Poliambulatorio Dalla Rosa Prati” Settembre 2015