Articolo a cura della Dott.ssa Lorena Paolucci, specialista in chirurgia estetica
I difetti della pigmentazione, specie in sedi esposte come il viso, rappresentano un inestetismo che nella maggior parte dei casi si vuole eliminare il prima possibile. Un difetto semplice da rimuovere, ma non prima di aver seguito il necessario iter.
Compito dello specialista, innanzitutto, è effettuare una diagnosi differenziale con l’obiettivo di individuare la natura delle macchie. Se sono lesioni pigmentate benigne (le comuni macchie cutanee) possono essere trattate a fini estetici con il laser. Se sono maligne (lentigo maligna o melanoma) devono essere sottoposte a trattamento chirurgico. Appurata la natura delle macchie, si può intervenire.
Tutte le lesioni pigmentate benigne, ad eccezione delle acromie o ipopigmentazioni, possono essere trattate con il laser o Q Switched: il suo principio di azione è la foto termolisi selettiva. Le alte concentrazioni di melanina presenti nelle lesioni pigmentate assorbono selettivamente il raggio laser. L’alta potenza di picco del laser li frantuma in micro particelle che in parte vengono espulse immediatamente e in parte fagocitate dall’organismo umano attraverso l’azione dei macrofagi (gli spazzini del corpo. Il trattamento comporta un’unica seduta che, occasionalmente, può essere ripetuta e non è doloroso.
Nell’immediato si manifesta uno sbiancamento (frost) seguito da echimosi che si trasforma in una sottile crosta. Nella zona trattata si applica una pomata antibiotica ed è necessario evitare l’esposizione al sole per 6 mesi. La guarigione completa avviene entro i 9 giorni sul viso e in 2-3 settimane sul corpo.
Il laser rappresenta la soluzione ottimale anche per rimuovere i tatuaggi. In questo caso sono necessario da 6 a 15 sedute da ripetere ogni 5 settimane fino ad esaurimento del pigmento di pelle. Le sedute sono dolorose, pertanto si consiglia di applicare una pomata anestetica quaranta minuti prima del trattamento.
A seguire si presentano diverse reazioni: frost, eritema e poi edema. L’intensità varia a seconda delle zone tratta e della tollerabilità del paziente. La buona riuscita e il numero di sedute dipendono sia dalla profondità di deposizione del pigmento, che dalla superficie del tatuaggio e dalla quantità di pigmento utilizzato. Ma la variabile più significativa la determina il colore: i tatuaggi blu e neri rispondono perfettamente, buoni risultati si ottengono con i rossi, mentre è scarsa l’efficacia di quelli gialli, verdi e azzurri.
I tatuaggi cosiddetti postraumatici secondari (per l’abrasione indotta dall’asfalto), reagiscono perfettamente in poche sedute, perché contengono pigmenti esogeni come il catrame.
Nella rimozione di make up permanente il feed back è molto differente: ottimo in alcuni casi, critico in altri. Può succedere, infatti, che il tatuaggio viri verso una tonalità più scura. Il consiglio, quindi, è di effettuare un test prima di iniziare il trattamento.
Estratto da “Il Magazine del Poliambulatorio Dalla Rosa Prati” Aprile 2014