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CUORE MATTO

Mercoledì 29 Ottobre 2014

A cura del Dott. Marino Tonelli, cardiologo

 

Sono l’espressione di un alterato ritmo della normale sequenza di battiti del cuore: troppo lento o troppo veloce. Sono molto frequenti in ogni età, ma non necessariamente sintomo di malattia. Diverse le cause, differenti le terapie: ecco un semplice vademecum.

 

Normalmente il cuore ha una frequenza compresa tra i 60 e i 100 battiti al minuto e ogni giorno lo fa per circa 100.000 volte.  Se batte troppo velocemente si parla di tachicardia, se al di sotto dei 60 battiti si definisce bradicardia. Se il ritmo è completamente irregolare si tratta, invece, di fibrillazione atriale. La maggior parte delle aritmie è da considerarsi innocua, tranne in alcuni casi, quando impedisce al cuore di riempirsi adeguatamente e di svolgere la sua funzione di pompa del sangue in circolo, fatto che può provocare gravi danni a diversi organi importanti come il cervello, i reni e il cuore stesso.

Le aritmie transitorie e funzionali possono essere scatenate da sforzi fisici, processi digestivi, assunzione e abuso di sostanze eccitanti, come caffè, tè e tabacco, Si manifestano più frequentemente in caso di cardiopatie, in particolar modo nelle malattie delle arterie coronarie, delle valvole cardiache e in caso d’insufficienza cardiaca. Anche patologie sistemiche possono dare aritmie, come ad esempio le disfunzioni della tiroide e gli squilibri elettrolitici.

Nella loro classificazione, le extrasistoli ventricolari sono le più frequenti, quasi sempre innocue e spesso asintomatiche. Possono nascere negli atri o nei ventricoli, si possono presentare isolate oppure con una frequenza diversa ogni due o tre battiti, ma anche a brevi sequenze di tachicardia dette run maggiori di 100 al minuto. La sensazione di extrasistolia è molto tipica: frullo d’ali, colpo forte, vertigini e di conseguenza, uno stato di ansia. Quando sono numerose possono addirittura simulare il dolore anginoso.

Le aritmie ipocinetiche, invece, sono espressione di un alterato blocco del sistema elettrico del cuore: il battito inizia nell’atrio ed è necessario un impianto pacemaker. Le cause possono essere diverse, sia funzionali – come ipertono vagale, disturbi del sonno, effetti farmacologici (betabloccanti) e ipertensione cerebrale – sia organiche, come i processi fibrotici delle pareti atriali e ventricolari oppure quelli infiammatori del miocardio. Le aritmie ipercinetiche, invece, sono a frequenza variabile a seconda che l’attività sia sincronizzata (regolare), oppure irregolare (tachiaritmie).

Tra le aritmie sopraventricolari atriali, le più frequenti sono la fibrillazione atriale e la tachicardia parossistica; mentre tra quelle ventricolari, le extrasistoli, la tachicardia ventricolare e la fibrillazione ventricolare. Escluse le extrasistoli, si tratta di malattie di origine congenita o acquisita, come insufficienza coronarica, alterazioni degli apparati valvolari, ipertensione arteriosa, processi flogistici.

I fattori scatenanti possono essere imputabili a cattive abitudini, in particolare il fumo, una scorretta alimentazione e una scarsa attività fisica. In questi casi, solo dopo un’attenta valutazione specialistica (con elettrocardiogramma, ecocolordoppler cardiaco, ecocolordoppler trans esofageo, prova da sforzo, holter pressorio) s’individua la giusta terapia, farmacologica o elettrofisiologica riservata di norma ai casi più gravi.

 

Estratto da “Il Magazine del Poliambulatorio Dalla Rosa Prati” Ottobre 2014

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