Articolo a cura della Dott.ssa Gabriella Durante Martina, radiologa
Ottobre è il mese della prevenzione del tumore al seno, una data simbolica per ricordare l’importanza di una diagnosi precoce. In molti casi (circa l’85%), sinonimo di guarigione
L’arma più potente a nostra disposizione? Una valutazione tempestiva.
Secondo i dati Airtum (Associazione Italiana Registri Tumori) una donna su 33 è colpita da tumore al seno, considerando complessivamente l’arco di vita da 0 a 84 anni. Il cancro alla mammella è il tumore più frequente della popolazione femminile e rappresenta la seconda causa di morte nelle donne tra i 35 e i 75 anni, dopo le malattie cardiovascolari. Le neoplasie mammarie, eccezionali sotto i 20 anni, rare tra i 20 e i 29 anni, divengono più frequenti dopo i 30 e raggiungono la massima incidenza tra i 45 e 60 anni.
Nel campo della prevenzione (l’arma migliore e più semplice da adottare) la ricerca ha fatto passi importanti, ma la probabilità di guarigione del tumore al seno è proporzionale alla tempestività della diagnosi, ovvero prima si scopre, meglio si cura e se ne esce. Con i regolari accertamenti nell’ambito della diagnosi precoce è possibile, infatti, scoprire l’insorgere della malattia (quindi il tumore ad uno stadio iniziale) e di conseguenza aumentare concretamente le possibilità di guarigione.
Che un tumore al seno possa manifestarsi per cause che ancora non si conoscono completamente senza che siano presenti fattori di rischio è cosa nota. Ecco perché la prevenzione deve cominciare il prima possibile, a partire dai 20 anni. In questa fase dell’età di una donna, l’autopalpazione eseguita con regolarità ogni mese e seguita da un’eventuale ecografia periodica è sufficiente fino ai 40 anni. Da qui in poi è necessario eseguire una mammografia, ogni dodici mesi, fino ai 49 anni e ogni due anni dai 50 ai 74. La mammografia rappresenta, al momento, l’unica metodica per diagnosticare i tumori ancora non invasivi e allo stadio iniziale, individuando la presenza di noduli molto piccoli e micro calcificazioni. E senza essere troppo invasiva: grazie ai mammografi digitali di nuova generazione le dosi di radiazioni somministrate sono fortemente ridotte.
Quando ci si trova di fronte a una mammella “densa” (seni voluminosi e adiposi) , la mammografia può presentare limiti diagnostici. In tal caso è importante considerare l’ecografia, a patto che non venga considerata l’unica tecnica per la diagnosi. Per quanto possano essere usate apparecchiature sofisticate, l’ecografia non evidenzia le micro calcificazioni e le distorsioni. Utile, invece, se a completamento della mammografia: rappresenta, infatti, l’esame più adeguato per distinguere un nodulo solido da uno cistico e consente la possibilità di effettuare un eventuale ago aspirato eco-guidato per una corretta diagnosi citologica. Azioni che devono essere eseguite, naturalmente, da una visita senologica dallo specialista.
Un altro esame che in questi ultimi anni sta prendendo piede è la risonanza magnetica: caratteristica principale di questa tecnica è l’elevata sensibilità, ovvero la capacità d’identificare il tumore maligno, anche in casi in cui la mammografia e l’ecografia non sono in grado di riconoscerlo. Prevede lo studio contemporaneo di entrambe le mammelle, in tutto il loro volume con l’utilizzo di mezzo di contrasto paramagnetico che viene iniettato in una vena del braccio durante l’esame. Un esame efficace ma da considerare a completamento di quelli tradizionali e non sostitutivo.
In conclusione, basta dedicare una mezz’ora di tempo all’anno e seguire uno stile di vita corretto (sana alimentazione, niente fumo e movimento) per salvare la propria vita.
Estratto da “Il Magazine del Poliambulatorio Dalla Rosa Prati” Ottobre 2014