A cura di Giuseppe De Panfilis, dermatologo
Negli ultimi anni il progresso maggiore raggiunto nei confronti delle classiche terapie dermatologiche praticate nel passato millennio riguarda la forte tendenza a individuare terapie dermatologiche non più generiche, ma piuttosto specifiche e mirate verso una determinata malattia, ovvero verso particolari manifestazioni di una malattia, ovvero verso le particolari caratteristiche assunte dalla malattia nei singoli pazienti.
Questi progressi già ora riguardano un gruppo importante di malattie, prime fra tutte la psoriasi, la dermatite atopica, talune gravi malattie allergiche, i tumori epiteliali della cute e, soprattutto, il melanoma.
Le conquiste della ricerca scientifica hanno recentemente consentito, innanzitutto, di mettere a punto alcuni trattamenti mirabilmente specifici nella terapia della psoriasi. Ad esempio, alcuni agenti farmacologici, definiti “biologici”, sono risultati, ovvero stanno risultando, capaci di bloccare alcune vie molecolari, ben individuate, in grado di favorire lo sviluppo della malattia: tali agenti, quali quelli “anti-TNFα”, “anti-IL-12/IL-23”, “anti-IL-17”, “anti-p-19”, hanno già determinato, ovvero stanno determinando, formidabili risultati terapeutici. Io devo confessare, tuttavia, che personalmente temo la possibilità di insorgenza di effetti collaterali, soprattutto a lungo termine, potenzialmente realizzabili ad opera di agenti capaci di determinare effetti così profondi su vie molecolari biologiche così basilari.
Per quanto attiene la dermatite atopica, mentre da un lato si è in attesa dello sviluppo di moderni agenti terapeutici specifici per contrastare i difetti provocati dalle mutazioni della filaggrina e dai difetti della barriera cutanea, si riscontra paradossalmente, dall’altro, una tendenza, in paesi un cui scarseggiano dermatologi, ad affidare i bambini atopici alle cure di semplici infermiere: tale tendenza, tuttavia, è fortemente controversa e discussa.
Gravi malattie allergiche, quali ad esempio la “necrolisi epidermica tossica”, verranno presto trattate in maniera “personalizzata”, sulla base di una migliore caratterizzazione dei meccanismi fisiopatologici coinvolti in ogni singolo caso. Recentemente, tuttavia, si è raggiunto un successo terapeutico già utilizzando, in questi casi, una terapia immunosoppressiva tradizionale, quale la ciclosporina.
Il campo dei tumori cutanei epiteliali sta già conoscendo notevoli vantaggi terapeutici in seguito al recente uso di agenti biologici “mirati”. Ad esempio, sono state individuate molecole in grado di bloccare la più importante via molecolare che sostiene lo sviluppo dell’epitelioma basocellulare. Ancora più importante, forse, è l’individuazione di un “adiuvante” in grado di inibire la mutazione specifica che sostiene l’insorgenza del grave, seppur fortunatamente raro, “dermatofibrosarcoma protuberans”.
Nella terapia del melanoma metastatico limitato, fino ad oggi, dal fallimento a cui sono andati incontro i trattamenti chemioterapici, stanno emergendo taluni promettenti farmaci “mirati” contro alterazioni molecolari, geneticamente determinate, a carico di varie vie molecolari “di segnale”. Ad esempio, inibitori specifici di una di segnale capace di favorire lo sviluppo del melanoma delle mucose e del melanoma acrolentigginoso stanno conseguendo notevole successo terapeutico; analogamente, un inibitore “chinosico” specifico di una molecola oncogena si sta rivelando prezioso nel trattamento della maggioranza dei pazienti portatori di una mutazione di tale molecola. Questa, a nostro parere, è soltanto l’alba di un ormai prossimo giorno in cui per ogni paziente affetto da melanoma la malattia verrà classificata a livello molecolare, allo scopo di individuare una terapia “mirata” caso per caso.
Articolo estratto da “Dalla ricerca dermatologica al moderno trattamento delle malattie della cute”