I soggetti vittime di colpi di frusta e di cervicalgia non traumatica, volgarmente detta “mal di collo”, hanno una possibilità in più di risolvere i propri problemi di salute.
Questo grazie agli studi in materia del Dott. Matteo Castaldo, fisioterapista parmigiano impegnato in un dottorato di ricerca presso l’Università di Aalborg, in Danimarca, condotto in parallelo con l’attività clinica sui pazienti esercitata presso il Poliambulatorio Dalla Rosa Prati di Parma.
Si tratta del primo fisioterapista della nostra città (e uno dei pochi in Italia) che svolgono attività di ricerca tramite dottorato. La finalità ultima di tale progetto di ricerca è la valutazione dell’incidenza dei Trigger Points in soggetti colpiti da cervicalgia non traumatica o da colpo di frusta.
Ma che cosa sono i Trigger Points?
“In termini tecnici si tratta di una sorgente di dolore periferico costante” spiega il Dott. Castaldo “In altre parole, sono bande rigide all’interno dei muscoli della spalla o del collo; la loro individuazione è possibile solamente tramite palpazione sulla zona dolente e non tramite esami diagnostici strumentali. Se tale stimolo riproduce il pattern (lo schema tipico) del dolore solitamente accusato dal paziente, ecco che abbiamo individuato il Trigger Point su cui è necessario lavorare”
L’importanza della localizzazione dei Trigger Points è data da recenti studi che hanno rivelato come la totalità dei pazienti che hanno avuto in colpo di frusta, e l’80% di quelli che soffrono di cervicalgia non traumatica, abbiano almeno un Trigger Point nella muscolatura cervicale, facciale o periscapolare.
A livello di sintomatologia, gli indizi più rilevanti derivano da mal di testa, nausea, vertigini e giramenti di testa, anche se non sono da sottovalutare ronzii, disfunzioni motorie, macchie oculari, debolezza e incoordinazione muscolare.
“I Trigger Points hanno cause tipiche” continua il Dott. Castaldo “quali sovraccarico muscolare, posture sbagliate, movimenti errati ripetuti e lesioni muscolari; tali situazioni possono eventualmente essere aggravate dallo stress.”
Una volta individuato il Trigger Point, è necessario disattivarlo cosicché non provochi più dolore nel paziente; questo infatti, essendo una sorgente di dolore periferico costante, porta a una ipersensibilizzazione del sistema nervoso centrale, causando poi un dolore riferito lontano dalla sua sorgente. “Anche se la causa periferica del dolore venisse a mancare, infatti, il problema persisterebbe a livella di sistema nervoso centrale, cronicizzandosi. Per questo motivo” spiega il Dott. Castaldo “è importante un’adeguata valutazione clinica e la conseguente individuazione del corretto trattamento finalizzato alla disattivazione del Trigger Point, possibile con poche sedute dal fisioterapista”.