Nell’ambito delle infezioni urinarie ricorrenti vanno valutate le possibilità di ricadute (infezioni con lo stesso germe dell’episodio precedente) dalle reinfezioni (infezioni con un germe diverso), che risultano del tutto prevalenti (90%).
Le IVU ricorrenti sono causa di frequenti visite ambulatoriali, di elevato ricorso ad esami laboratoristico-strumentali e di ripetuti trattamenti antibatterici con conseguente sviluppo di antibioticoresistenze.
Le IVU ricorrenti sono comunemente riscontrate nelle giovani donne con tratto urogenitale normale: in questo gruppo le infezioni risultano associate con la frequenza dei rapporti sessuali che nell’analisi multivariata rappresenta il più importante fattore di rischio per la ricorrenza delle infezioni.
L’ingresso in vescica degli uropatogeni eventualmente presenti nell’uretra femminile risulta infatti agevolato dall’attività meccanica connessa con i rapporti sessuali. Il rischio infettivo viene ulteriormente incrementato dall’impiego di contraccettivi meccanici e spermicidi.
Un altro gruppo a rischio è rappresentato dalle donne in menopausa, nelle quali la ricorrenza delle infezioni è favorita dal ridotto livello di estrogeni e dall’assottigliamento e secchezza della mucosa vaginale, uretrale e vescicale.
In caso di ricaduta è opportuno richiedere una urinocoltura per identificare il germe, valutarne la sensibilità agli antibiotici ed eventualmente modificare la terapia attuata in precedenza. Il trattamento antibiotico dovrà essere prolungato (10-14 giorni) e seguito da un’ urinocoltura di controllo.
Solo nei casi che non rispondono a tale schema terapeutico, dovrebbero essere avviate indagini morfologiche delle vie urinarie.
Per quanto riguarda le reinfezioni il trattamento dell’episodio acuto non si differenzia da quello raccomandato per il trattamento delle cistiti acute non complicate: in caso di ricomparsa dei sintomi entro due settimane dalla fine della terapia antibiotica è indicata l’esecuzione di una urinocoltura per ottimizzare il trattamento.
Tra gli interventi di profilassi non-antibiotica delle ricorrenze infettive va menzionato l’utilizzo del mirtillo rosso (tavolette, capsule, succo), la cui efficacia dipenderebbe dalla sua capacità di inibire l’adesione di E. coli all’uroepitelio della vescica.
Estratto da “Infezioni delle vie urinarie nell’adulto”
Prof. Giovanni Garini, Specialista in Medicina Interna e Nefrologia