Le infezioni batteriche delle vie urinarie (IVU) rappresentano una delle più comuni cause di consultazione del medico a livello ambulatoriale e la seconda causa di antibioticoterapia empirica a livello comunitario e ospedaliero. L’IVU può colpire chiunque, dal neonato all’anziano, ma è particolarmente frequente nelle donne, in cui è riportata un’ incidenza annuale di infezione urinaria del 12% e che presentano, a partire dall’età di 32 anni, almeno un episodio di IVU nel corso della vita.
Le infezioni urinarie ricorrenti (tre o più episodi di IVU in 12 mesi oppure due episodi in 6 mesi) possono essere dovute ad una ricaduta o ad una reinfezione e spesso sono causate da un particolare microrganismo divenuto resistente al trattamento.
Si definisce “batteriuria asintomatica” la presenza di batteri nelle urine, confermata in due campioni urinari successivi, non accompagnata da segni o sintomi di infezione.
La maggioranza delle IVU è causata da batteri anaerobi Gram-negativi: E. coli (70-95%), Proteus mirabilis e Klebsiella (1-2%), Citrobacter, Enterobacter ed altri (<1%). I germi aerobi Gram-positivi più frequentemente isolati sono lo Staphylococcus saprophyticus (5-10%), gli enterococchi (1-2%), gli streptococchi del gruppo B, Streptococcus aureus ed altri (<1%).2 I microrganismi, pur potendo diffondere per via ematica o linfatica, nella maggior parte dei casi raggiungono il tratto urinario seguendo la via ascendente attraverso l’uretra.
Questo spiega la maggior prevalenza di infezioni nelle donne, che rispetto ai maschi hanno un’uretra più corta e più prossima all’area anale. Gli uropatogeni provenienti dalla flora fecale dopo aver colonizzato la vagina, il sacco prepuziale e la mucosa periuretrale penetrano nell’uretra e nella vescica, da dove in presenza di fattori favorenti possono risalire lungo gli ureteri e raggiungere i reni.
Le IVU sono una delle principali cause di prescrizione antibiotica. L’elevato e talora non appropriato ricorso al trattamento antibiotico ha comportato lo sviluppo di resistenze con conseguente aumento dei fallimenti terapeutici e dell’incidenza di reinfezioni: per esempio, la percentuale di antibioticoresistenza è in costante e significativo aumento: in particolare, la resistenza di E. coli ai fluorochinoloni è passata dal 16,4% nel 2003 al 23,8% nel 2007.
Estratto da “Infezioni delle vie urinarie nell’adulto”
Prof. Giovanni Garini, Specialista in Medicina Interna e Nefrologia