La frutta è il primo alimento, dopo il latte, ad essere assunto sin dai primi mesi di vita.
Da una recente inchiesta risulta che l’allergia alimentare si aggira intorno al 9%, ma il 55 % delle allergie alimentari sembra dovuta a quella che viene definita una sindrome polline-allergia alimentare, ossia ad una reazione crociata tra pollini e alimenti vegetali e l’1% allergico ad alimenti per reazione crociata al lattice (sindrome lattice-frutta).
Questo dipende dalla presenza di panallergeni che sono allergeni vegetali costituiti da proteine di difesa, espresse dalla pianta contro infestazioni parassitarie, fungine, batteriche e virali e proteine di accumulo, nei semi, necessarie per la germinazione e lo sviluppo degli stessi; la presenza di proteine simili nei pollini delle piante rendono ragione delle principali allergie correlate a reazioni crociate tra polline inalati e frutta /verdura mangiata. Alcuni di questi panallergeni, stabili al calore e alla digestione gastrica, si comportano da sensibilizzanti rendendosi responsabili di sintomi sistemici e di anafilassi grave; altri panallergeni sono allergeni “incompleti”, per lo più in grado d’indurre sintomi secondari ad una primitiva sensibilizzazione ad alcuni tipi di pollini con cui condividono una simile sequenza di aminoacidi.
Per le altre allergie alimentari il rischio di gravi reazioni crociate è molto più alto: 90% per i crostacei-gamberi, 82% tra i cereali, 80% per le uova di diversi volatili, quasi il 90% tra i latti (specie tra latte di mucca e di capra). Per quanto riguarda gli alimenti vegetali sesamo, spinaci, avocado, arachidi e semi sono gli alimenti che danno reazioni più gravi, in caso di allergia. Ma la causa più frequente di allergia ai vegetali è rappresentata dalle proteine del trasporto lipidico (LTP) che sono contenute soprattutto nella pesca, mela, albicocca, ciliegia, nocciola, arachidi e noci.
I pazienti allergici a pollini possono lamentare la comparsa, di solito nel periodo di impollinazione, di sintomi quali l’edema delle labbra,della lingua e della bocca accompagnati da un intenso prurito, dopo aver mangiato frutta o verdura. Questo fatto può essere spiegato dalla presenza di allergeni comuni tra i pollini e questi alimenti: questa malattia viene chiamata Sindrome Orale Allergica (SOA) e colpisce circa il 25% dei pazienti pollinosici. La sintomatologia può arrivare fino all’edema della glottide determinando difficoltà respiratoria, sino alla shock. I pazienti devono pertanto, prudenzialmente, evitare l’assunzione degli alimenti sospettati di dare reazione crociata con i pollini a cui il soggetto è allergico.
Chi è allergico ai pollini di Betulla potrebbe avere reazioni con:
- mela - banana - finocchio - prugna - carota - mandorla - sedano – nespola - pera - nocciola - patata - pesca - lampone -prezzemolo - albicocca - noce - fragola - iliegia – kiwi.
Chi è allergico ai pollini delle Graminacee potrebbe avere reazioni con:
- frumento - melone - anguria - pomodoro - kiwi - pesca - albicocca – ciliegia - prugna - mandorla – agrumi.
Chi è allergico ai pollini delle Composite potrebbe avere reazioni con:
- sedano - melone - anguria - mela - banana - zucca - camomilla – cicoria - tarassaco - castagna - prezzemolo - finocchio - olio di girasole - margarina - miele.
Chi è allergico ai pollini di Parietaria potrebbe avere reazioni con:
- gelso - piselli - melone - basilico - ciliegia - ortica.
Chi è allergico ai pollini del Lattice potrebbe avere reazioni con:
- banana - castagna - kiwi - fico - pesca - uva - prugna - ciliegia - ananas - arachide - nocciola – pomodoro.
Una persona che nel mangiare per esempio una mela ha presentato edema delle labbra, la lingua gonfia, prurito in gola. Riferisce di accusare rino-congiuntivite da marzo a fine giugno.
C’è da chiedersi: c’è correlazione tra i sintomi respiratori e quelli presentati all’ingestione? Come fare la diagnosi? Va eliminata tutta la frutta? Vi è rischio di anafilassi?
I principali esami, per poter giungere ad un’esatta diagnosi eseguibili in vivo sono i prick test (SPT) ed in vitro la ricerca di IgE specifiche verso singole molecole allergeniche. Il dosaggio molecolare delle IgE può essere eseguito tramite un unico prelievo (Immuno-CAP ISAC): il vantaggio di questa metodica rispetto alle precedenti appare notevole. Con pochissima quantità di siero possono essere testate contemporaneamente 112 molecole allergeniche comprendenti allergeni propri presenti nelle varie famiglie di pollini e panallergeni cross-reattivi con gli alimenti.
In base ai risultati ottenuti si potranno delineare i seguenti quadri clinici:
- soggetto allergico alle profiline: avrà SPT positivi per gli estratti delle graminaceee, e/o della betulla e/o delle composite e/o dell’olivo e/o della parietaria. Se testato con estratti allergenici di vegetali presenterà innumerevoli risposte cutanee verso numerosi alimenti contenenti profiline; mentre con l’ISAC test avrà IgE specifiche positive solo per profiline ricombinanti;
- soggetto allergico alle Bet v 1-like proteins: avrà SPT positivi per l’estratto della betulla, nocciolo, quercia, potrà essere parimenti co-sensibilizzato o allergico alle graminacee e alle composite, con l’ISAC test avrà positività alle IgE specifiche per le fagales related proteins ricombinanti (PR-10);
- soggetto allergico alle LTP: indipendentemente dalla presenza od assenza di sensibilizzazione ai pollini di graminacee, composite, betulacee, olivo e parietaria avrà presenza di IgE specifiche per Pru p 3. Anche se Pru p 3 rappresenta un marcatore della sensibilizzazione alla LTP, non è esclusa al 100% la possibilità che un paziente allergico ai pollini e alla LTP possa essere anche sensibilizzato alle profiline e/o alle Bet v 1-like proteins;
- soggetto allergico alle proteine di stoccagio di semi (SSP): può avere reazione anafilattica dopo ingestione di arachidi, sesamo, girasole, senape o qualche tipo di noce in pazienti non allergici alla pesca (LTP); questo suggerisce questa allergia. Lo SPT positivo per la noce (ricco di SSP, con qualche traccia di LTP) e negativo per la pesca (ricco di LTP ma privo di SSP) orienta la diagnosi; ma l’ISAC è in grado di centrare la diagnosi direttamente.
Rappresentando però LTP e SSP come i panallergeni potenzialmente più pericolosi sarà anche quelli verso cui maggiormente va indirizzata la nostra attenzione.
In parole più semplici con l’ISAC test si individuano con precisione le singole molecole di panallergeni e si conosce a quale gruppo appartiene e si determina così il rischio di grave reazione a cui può andare incontro questa persona allergica quando mangiasse quella frutta che le contiene.