Articolo a cura del Dott. Gianfranco Beltrami, specialista in cardiologia, fisiatria e medicina dello sport
Insonnia, stanchezza, nervosismo e vertigine: in una parola jet lag, ovvero la sindrome da fuso orario, causata dalle difficoltà che l’organismo incontra a sincronizzare i propri ritmi biologici con le nuove condizioni del paese di destinazione. Colpisce in particolare chi affronta viaggi aerei intercontinentali, passando in breve tempo da un fuso orario all’altro. I disturbi tendono a presentarsi con durata e severità proporzionali al numero di fusi attraversati, alla direzione del volo (a est o a ovest) e all’orario di partenza e di arrivo. L’adattamento dell’organismo al nuovo ritmo biologico necessita, in alcuni casi, di vari giorni; è importante, quindi, mettere in atto alcune misure in grado di ripristinare più velocemente possibile le capacità di adattamento.
Se non affrontato in modo corretto il jet lag può condizionare in negativo viaggio e vacanza, in quanto il nostro orologio biologico influisce non solo sul ritmo sonno veglia (dunque sulla capacità di riposare la notte), ma anche sui livelli di vigilanza, sull’umore, sulla temperatura corporea, la sensazione di fame e, non da ultimo, sui livelli ormonali.
Questo succede perché i ritmi circadiani sono profondamente legati alla luce solare che influenza la secrezione di melatonina e di tanti altri ormoni, fra cui il cortisolo.
I sintomi principali del jet lag sono astenia con affaticamento e stanchezza, mal di testa e indolenzimento muscolare. Ma non solo. A questi sintomi si aggiungono disturbi dello stomaco e dell’intestino, come cattiva digestione, stipsi o diarrea; disturbi del sonno con difficoltà ad addormentarsi ed insonnia; irritabilità accompagnata da nervosismo e ridotte performance psichiche e mentali. In genere i disturbi sono maggiori e più intensi quando si viaggia da ovest verso est: seguendo i fusi di “perdono ore” e il periodo di adattamento diventa quasi il doppio rispetto a quando si viaggia da est a ovest.
Qualche trucco per prevenire o ridurre il fastidioso jet lag esiste. La “strategia” parte da casa, cercando di abituarsi progressivamente all’orario del luogo di destinazione con piccoli escamotage. Ad esempio, spostando le lancette del nostro orologio sul fuso del paese in cui si andrà. A questo punto s’inizia un po’ alla volta ad aumentare o posticipare di mezz’ora l’orario di quando si va a dormire e di quando ci si sveglia, modificando leggermente anche il momento dei pasti. E ancora, il giorno della partenza si consiglia di mangiare uno snack leggero, abolendo caffè e alcolici prima e durante il volo, bevendo, invece, molta acqua. All’arrivo, se si atterra di giorno, nonostante fiacca e fatica, sarebbe meglio non andare a dormire e “conservare la stanchezza” per la sera. A cena, da prediligere un menu light (perfetti i carboidrati che favoriscono il sonno) che non rallenti la digestione, mettendo da parte alcolici, caffè, coca cola o altri stimolanti. Una pastiglia di melatonina presa per alcuni giorni prima di coricarsi, ad un dosaggio proporzionale alle ore di fuso orario attraversate, può facilitare l’adattamento. Altro accorgimento: cercare di esporsi alla luce naturale per qualche ora al giorno, in particolare nel tardo pomeriggio quando si è viaggiato da est verso ovest e al mattino per i viaggi da ovest a est.
Estratto da “Il Magazine del Poliambulatorio Dalla Rosa Prati” Dicembre-Febbraio 2014