A cura della Dott.ssa Gabriella Durante Martina, specialista in Radiologia e RMN
Ogni anno in Italia oltre 11.000 donne muoiono di cancro mammario.
Le informazioni sull’incidenza a livello nazionale possono essere stimate indirettamente applicando modelli matematici ai dati di mortalità e di sopravvivenza. L’incidenza nelle varie regioni italiane ha un netto gradiente Sud-Nord (rischio cumulativo da 0 a 75 anni: 5% al sud, 6% al centro e 7% al nord) a somiglianza di molte altre neoplasie legate agli stili di vita occidentali. Un fenomeno analogo, ma molto più marcato, si rileva a livello internazionale: l’incidenza di carcinoma mammario è direttamente proporzionale al grado di occidentalizzazione di un Paese, inteso non solo come industrializzazione, ma anche come abitudini di vita (soprattutto dietetiche).
Per quanto riguarda i fattori di rischio esterni, va sottolineato l’effetto cancerogeno delle radiazioni ionizzanti, che è direttamente legato non solo alla dose cumulativa, ma anche all’età in cui ci si espone: l’effetto è massimo prima dei 20 anni, diminuisce progressivamente tra i 20 ed i 40, per poi diventare quasi trascurabile.
L’esame mammografico è reputato uno degli esami più difficoltosi sia per la parte diagnostica che per la parte tecnica. Se già in radiologia tradizionale l’immagine necessita di una elevata qualità, in mammografia tale necessità diventa un imperativo categorico, poiché ad essa è legata parte della capacità diagnostica dell’esame.
È indispensabile l’utilizzo di apparecchiature idonee, sulle quali è comunque necessario effettuare controlli di qualità rigorosi che richiedono una preparazione specifica da parte del personale medico e tecnico. Una figura sanitaria importante è quella del Tecnico di Radiologia, che si rapporta in prima persona con la donna.
Questa deve essere in grado di posizionare la mammella in modo da riprodurla in tutte le sue porzioni, evidenziare aree sospette, allontanare la mammella dalla parete toracica, comprimerla vigorosamente, evitare la formazione di pieghe cutanee e la sovrapposizione di strutture extra-mammarie che possano mascherare quelle proprie della mammella.
Per eseguire una mammografia, è necessario comprimere la mammella con un dispositivo di compressione appositamente progettato per questo tipo di esame. Si ottengono immagini a raggi X precise da varie angolazioni. La compressione garantisce una diagnosi corretta e consente di esaminare tutte le strutture della mammella con dosi di radiazioni basse.
La compressione potrebbe causare un leggero disagio per alcuni secondi. Un tecnico specializzato o il radiologo controlla il grado di compressione e regola il dispositivo di compressione. La compressione avviene in modo graduale e preciso in modo che l’esame sia perfettamente tollerato dalla paziente. La paziente prova solo un leggero disagio.
La mammografia non è pericolosa.
Da oltre 40 anni, milioni di donne si sottopongono a esami mammografici. Questo esame come per qualsiasi radiografia, comporta un’esposizione ai raggi X, ma la dose di radiazione somministrata è estremamente bassa.
Il personale tecnico deputato all’esecuzione dell’esame mammografico dovrà essere dedicato alla metodica per poter acquisire un elevato livello professionale.
Le attuali pratiche suggeriscono che i benefici di una un’individuazione precoce di una neoplasia mammaria, in una donna di 40 anni e con una predisposizione ,superino notevolmente il rischio di un’insorgenza di un carcinoma dovuto a radiazioni.
Non è mai stato dimostrato alcun tumore insorto in seguito all’esecuzione di mammografia, anche se ripetuta nel tempo ed anche considerando dosi superiori a quelle attualmente raggiunte.
Negli ultimi anni infatti, grazie all’evoluzione tecnologica delle apparecchiature mammografiche (basti pensare all’avvento dei Mammografi Digitali) è migliorata la qualità delle immagini, che vengono ottenute con dosi minori.