A cura del Dott. Giuseppe De Panfilis, Direttore Clinica Dermatologica Università di Parma
Nel ventennio a cavallo dell’anno 2000 la dermatologia ha potuto acquisire, per merito della ricerca di base, una formidabile base scientifica. Ciò è legato non soltanto al fatto, ormai acquisito, che la cute è organo che riflette direttamente molti importanti meccanismi biologici sistemici, ma anche due notevoli dati dimostrati di recente:
- più la dermatologia si accosta alla ricerca di base, più divengono possibili applicazioni terapeutiche di notevole qualità;
- l’indebolimento della ricerca dermatologica di base (fortemente favorito, purtroppo, da certe recenti “riforme”) porta inevitabilmente a una sempre più carente identificazione di problemi dermatologici clinici.
In particolare, tra le numerose acquisizioni scientifiche determinate dalla ricerca dermatologica, possiamo sottolinearne cinque tra le più rilevanti:
- cellule staminali localizzate in alcuni annessi cutanei si sono mostrate in grado di generare diversi tessuti, compresi quelli nervosi;
- alcuni miRNA giocano un ruolo nella regolazione dello sviluppo e della differenziazione della cute;
- la epigenetica ha determinato conoscenze importanti nella regolazione dello sviluppo e della differenziazione di cheratinociti e di follicoli piliferi;
- i peptidi anti-microbici hanno un ruolo notevole nell’immunità della cute;
- vari tipi di cellule dendriche ricoprono nuovi ruoli funzionali nella fisiologia e fisiopatologia della cute.
Nuove conoscenze cliniche in dermatologia
La ricerca di base applicata a problemi dermatologici ha consentito, inoltre, di approfondire numerose conoscenze relative a diverse malattie della cute. In particolare, la genetica clinica ha favorito la scoperta di nuove malattie cutanee, nonché un notevole miglioramento nella classificazione di diverse genodermatosi. Ma anche la conoscenza di diverse comuni e frequenti condizioni dermatologiche ha potuto arricchirsi notevolmente: tali progressi riguardano almeno sei malattie cutanee, che hanno potuto registrare i seguenti progressi conoscitivi:
- identificazione di geni che conferiscono rischio per la psoriasi;
- identificazione di geni che conferiscono rischio per la vitiligine generalizzata;
- identificazione di geni che conferiscono rischio per l’alopecia areata;
- riconoscimento dei meccanismi patogenetici del pemfigo;
- riconoscimento dei meccanismi patogenetici del pemfigoide;
- individuazione di varie anomalie nella barriera cutanea e del loro ruolo nello sviluppo della dermatite atopica (nonché nella ittiosi volgare e, addirittura, dell’asma).
Le conoscenze cliniche forse più importanti conseguite negli ultimi anni in seguito all’applicazione della ricerca di base alla dermatologia riguardano, tuttavia, i nevi e il melanoma. L’oncogenetica e la diagnostica molecolare hanno consentito di dimostrare, innanzitutto, che il melanoma può presentare diverse configurazioni genetiche molecolari. Nel determinismo del malanoma, inoltre, l’attivazione di oncogeni e l’inattivazione di geni soppressivi si realizza attraverso meccanismi tra loro diversi, le mutazioni.
Le mutazioni riguardano soprattutto alcune vie molecolari di segnale, peraltro già attive, non mutate, nelle cellule neviche sane originarie. Tali classificazioni molecolari genetiche dei vari tipi di melanoma sta già consentendo lo sviluppo di terapie mirate nei confronti di diverse molecole, appartenenti a diverse vie molecolari di segnale, specificamente mutate.