L’utilizzo della stimolazione elettrica per curare il dolore risale già al secolo scorso. Oggi, la moderna elettroterapia vede la possibilità da parte del medico di misurare gli effetti terapeutici specifici, in particolare quelli antalgici, grazie all’utilizzo della corrente elettrica di cui decide le modalità di applicazione ed i parametri di stimolazione dei tessuti. Nei primi anni 70 furono pubblicati i primi studi sull’utilizzo dell’elettrostimolazione midollare per ridurre il dolore, mentre il successivo perfezionamento degli elettrocateteri e l’ulteriore miniaturizzazione dei generatori di corrente elettrica, definiti neurostimolatori, permise di sviluppare questa nuova tecnica contro il dolore definita “Spinal Cord Stimulation” da cui l’acronimo SCS.
I continui miglioramenti tecnologici, la maggiore conoscenza dei quadri patologici responsivi a questo tipo di applicazione unita a modalità di stimolazione più efficace, hanno reso possibile trattare un numero sempre più elevato di pazienti affetti da dolore cronico che, pur avendo garantita una corretta terapia medica, non avevano ottenuto la scomparsa del dolore. La neurostimolazione trova principale indicazione per: radicolopatia e neuropatia periferica, lombosciatalgia, FBSS, dolore ischemico per arteriopatia periferica ed angina refrattaria. Grazie alla neurostimolazione è possibile ottenere una riduzione del dolore del 50%; questo porta i pazienti che normalmente utilizzano farmaci ad una minore necessità di utilizzarli e quindi ad avere meno effetti collaterali come conseguenza dell’uso e abuso di questi.
Ridurre il dolore significa portare in notevole miglioramento le attività quotidiane e la qualità della vita.