Dieci milioni di italiani soffrono di “mal di testa”, in particolare di “cefalea primaria” e le più colpite sono le donne. A causa di questo problema ogni anno nel nostro Paese si perdono 10 milioni di giornate lavorative che, in aggiunta alle cure mediche, portano ad un costo totale intorno ai 6 miliardi di euro
È la quarta patologia cronica più ricorrente nel mondo e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la colloca al 19° posto tra le patologie disabilitanti.
Il problema del mal di testa si presenta sotto svariate forme, per questa ragione abbiamo chiesto al medico neurologo della Clinica San Francesco, Paolo Bovi, di aiutarci a fare chiarezza su quante e quali sono le diverse tipologie di questa patologia.
Molti soffrono di “cefalee primarie”, ma cosa si intende?
La cefalea primaria possiamo considerarla in generale come una modalità particolare di reazione del sistema nervoso centrale di certi individui di fronte a particolari circostanze ambientali.
La distinzione delle cefalee in “primarie” e “secondarie” ha una rilevanza fondamentale, poiché ben diverso è l’approccio diagnostico-terapeutico e spesso molto differente la prognosi.
Quali sono le differenze tra cefalee primarie e secondarie?
Per cefalee primarie o “essenziali” intendiamo quelle forme in cui non si riconosce (o meglio non si dimostra con i mezzi diagnostici convenzionali) una vera causa “organica”; quelle secondarie dipendono invece direttamente da una situazione patologica organica specifica e pertanto dimostrabile con i mezzi abituali.
Le forme primarie sono di gran lunga le più frequenti e, diciamolo subito, nella maggior parte dei casi risolvibili o almeno migliorabili.
Esse sono distinte in tre grandi categorie:
- Emicrania
- Cefalea di tipo tensivo
- Cefalea a grappolo
Le forme secondarie sono fortunatamente le meno frequenti e possono dipendere da una serie di condizioni patologiche:
- da trauma del capo o del collo
- da disturbo circolatorio (ictus, ischemico od emorragico; emorragia subaracnoidea)
- da neoplasia cerebrale
- da uso (abuso) di una sostanza o dalla sua brusca sospensione
- da infezione (meningite)
- da disordine dell’equilibrio endocrino e metabolico (ipoglicemia, iposodiemia)
- da patologia di occhi, orecchie, naso, seni paranasali, bocca , denti (glaucoma, otite, mastoidite, etc.)
- da disordine psichiatrico
- da situazioni particolari, in alcuni soggetti (tosse, attività sessuale, atterraggio )
Vi sono alcuni aspetti particolari che mettono in guardia il medico e lo aiutano ad orientarsi verso una possibile cefalea secondaria e di conseguenza lo indirizzano verso una diagnostica adeguata:
- esordio improvviso, esplosivo o sotto sforzo, della cefalea
- viceversa, un dolore subacuto, subdolo, che peggiora nell’arco di giorni/settimane
- modificazione delle caratteristiche, in genere stabili, di una cefalea preesistente
- resistenza alla terapia farmacologica abituale
- febbre, magari accompagnata da nausea e vomito
- comparsa di un deficit neurologico focale e/o cognitivo e/o una riduzione del livello di vigilanza
- concomitanza di una malattia sistemica nota
Il rilievo di una delle condizioni appena elencate deve indurre ad accertamenti di laboratorio e strumentali specifici, alcuni dei quali possono essere eseguiti in regime ambulatoriale mentre altri richiedono il ricovero ospedaliero.
È evidente che in questi casi la terapia e la prognosi sono condizionate dalla diagnosi eziologica, cioè dalla dimostrazione della causa della cefalea che può essere più o meno rimovibile.